Circe - Ilaria Drago

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Circe

scritto, diretto, interpretato da Ilaria Drago


una produzione Armunia 2023


assistente alla regia Francesca Bini
musiche originali Stefano Scatozza
collaborazione al movimento scenico Claude Coldy
disegno luci Max Mugnai
make up artist Anna Rita Mila Severini


“Mi sono esiliata per prendere le distanze, per vederci meglio e oltre tutte le ferite inferte alla Bellezza: oltre i pugni, i bambini insabbiati e di sale, l’arroganza dell’ignoranza, la ferocia avida del potere, i corpi freddati e spazzati via con efferata indifferenza. Basta donne straccio sotto veli marci di integralismo o quelle assuefatte, accondiscendenti alla miseria di un mercato pornografico che le svilisce a pura merce usa e getta! Basta religioni brutali che scandiscono il tempo nel veleno quotidiano di icone sterili, pugnali di giudizio e nel pianto! Basta disertare l’Amore! Tutto questo una Dea come me non lo poteva più sopportare. Ho caricato sul mio corpo i lividi di ogni ingiuria e ne ho fatto un canto alla Vita!”

Circe, donna e Dea Bianca (per citare Robert Graves) accoglie i suoi ospiti invitandoli a fare un viaggio attraverso la radura della propria interiorità per giocare insieme a guardare i fondi delle bottiglie: maga sapiente della metamorfosi, ella è testimone e mostra lo spaccato di una società che non fa che seminare odio, paura e violenza dimenticandosi di nutrire la Bellezza e ciò che di prezioso invece risiede nell'essere umano. Un mondo alla deriva, svuotato di senso. Attraverso continue mutazioni sceniche, con un linguaggio che spazia fra il grottesco e il poetico, la parodia, il canto, la danza sghemba e delicata, la vocalità vibrante di Dea dalla voce umana e terribile, Circe racconta di sé e mostra la necessità di togliere i veli delle illusioni per tracciare nuovi sguardi senza fili spinati e geografie di incontri differenti.  

Circe non è quindi la maga cattiva del poema omerico che muta in porco ogni essere umano abbia la ventura di arrivare nell'isola di Eea e che solo la spada di Ulisse può piegare, ma è un sapiente femminile, liberato da stereotipi e cliché che risorge da ceneri di infinite narrazioni distorte. Un femminile che riesce a riunire tutte le donne senza più confini cucendo un filo rosso tra echi della sardegna, i gesti delle donne iraniane, le madri di Plaza De Maio, le bambine in fondo al mare... 


Per qualcosa che un domani possa dirsi davvero Civiltà!  


 

foto di Antonio Ficai
Rassegna Stampa

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