Migrazioni_cambiare la fine - Ilaria Drago

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Migrazioni_cambiare la fine | Senza confini Antigone non muore

scritto, diretto e interpretato da Ilaria Drago
con Andrea Peracchi
opera d’arte in scena Mikulàš Rachlìk
musiche originali Stefano Scatozza
collaborazione alla partitura gestuale Claude Coldy luci Max Mugnai

costumi Vincenzo Caruso - in collaborazione con gli allievi di Extraordinario

spettacolo co-prodotto da Armunia


Se aveste il coraggio di dire che la mia non è stata disobbedienza, ma il gesto preciso e degno e netto dell’Amore, dellapietà, della compassione. Se non vi convenisse l’omertà barbara, il grido più acuto e superbo dell’ipocrisia, se non aveste paura di perdere le cose sciatte che avete intorno, il lusso lurido dell’indifferenza, se aveste il coraggio dell’accoglienza, se aveste il coraggio di dire che da oggi l’obbedienza non è più una virtù, alzereste con me avamposti d’amore! [Antigone]


Cosa succede nel chiuso della grotta dove Antigone è stata sepolta viva da Creonte, punita per aver disobbedito all’editto che le vietava di onorare il corpo del defunto fratello Polinice e in attesa di una morte orribile? Quali fantasmi, paure, visioni si alternano nel buio inesorabile e umido di una caverna-carcere, in questo limbo fatale fra la vita e la morte?

È all’interno di questo spazio virtuale, in questo spiraglio di non-racconto (l’Antigone di Sofocle verrà infatti incarcerata e la ritroveremo morta alla fine della tragedia) che si inserisce il lavoro della Compagnia Ilaria Drago: nella cupa terra di mezzo fra esistenza e trapasso, un’Antigone visionaria e potente parlerà di dignità umane negate, di tutti quegli infelici (di cui Polinice si fa emblema) che il potere di una politica indifferente, ostinata e cieca riduce a meri numeri di una statistica, tenuti in scacco da un’economia che consuma e svilisce la vita ammantandola di paura. Il potere non radicato nella sapienza diventa così ignorante e fine a se stesso: un asino, un essere grottesco e mostruoso, «il brutto che appesta ogni angolo di casa!».


Italia, Francia, Repubblica Ceca: cinque artisti dell’Unione Europea si uniscono per dare voce a chi non ce l’ha. Uno spettacolo che parla di diritti umani in senso ampio, quelli che oggi sentiamo sempre più a rischio: di chi sta ai margini della società, di chi muore in mare o viene rimpatriato, di chi vive per strada, dei torturati, dei carcerati, delle donne abusate, di chi non riceve degna sepoltura...


Il coraggio e la fierezza dell’etica disobbedienza di Antigone, incarnati dal ferro duro e sobrio dell’opera maestosa e potente di Mikulàš Rachlìk, e il linguaggio poetico di Ilaria Drago - la cui voce è strumento essenziale che vibra attraverso i quadri ricreati dai disegni-luce di Max Mugnai - si amalgamano così attraverso la partitura gestuale sviluppata grazie al prezioso contributo di Claude Coldy.


Nel progetto scenico multidisciplinare realizzato su questa imponente costruzione in ferro parzialmente mobile e capace di accogliere al suo interno l’azione scenica, il coreografo accompagna il movimento degli attori mettendo i principi della Danza Sensibile® a servizio della creazione della storia di Antigone e dedicandosi all’ideazione delle scene visionarie realizzate fianco a fianco con la regista. Questo straordinario connubio vive nelle musiche fatte di corde, ferro e voci concepite da Stefano Scatozza proprio a partire dai suoni prodotti dalla struttura scenica stessa.


Antigone solleva una domanda: è davvero così che deve andare la Storia? È realmente l’unica mappa possibile quella che ci prospettano, per cui la sola risposta che abbiamo è l’odio? O potremmo coltivare uno sguardo differente, avere una parola e un gesto diversi che come humus abbiano l’accoglienza, l’interazione, la relazione e provare a rompere i confini? Antigone non accetta questo unico mondo possibile in nome del sentimento più alto che si possa provare: l’Amore.

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